Fighters of the light parte da un viaggio in Birmania del novembre 2018, ma non lo definirei una semplice avventura né una scoperta. Dietro c’è di più. Molto di più.
Di solito quando si parte si guarda, si scopre, si assaggia, si prova qualcosa di diverso rispetto alla nostra quotidianità ma qui ho sentito di entrare in contatto, anche spiritualmente, con un popolo e la sua terra. Mi sono avvicinato ai loro ritmi e ai loro canti, ho percepito la loro fierezza in questa guerra che dura da più di 60 anni.
Fin dal primo giorno non sono stato un turista, ma un reporter. È con questo approccio che ha avuto inizio il mio progetto, un viaggio di solidarietà per il popolo Karen e per questa terra da troppi anni martoriata dalla guerra.
Il progetto è nato grazie a Popoli e Solid onlus, due associazioni che conosco da tempo e che si occupano di solidarietà internazionale in diversi scenari. Kossovo, Kenya, Palestina, Siria, Sud Africa e Birmania. E proprio in Birmania è stata Popoli Onlus ad aprire la breccia solidale, ormai vent’anni fa. Ha portato aiuto concreto nei villaggi e creato una rete di personale medico capace di aiutare la popolazione, istruendo gli infermieri del luogo. Ma non solo: sono state costruite scuole, ospedali, piantagioni, sono stati donati macchinari per permettere ai Karen di lavorare la terra.
Si è edificato e difeso il loro futuro.
Così ho deciso di partire anch’io e dare il mio apporto aiutando gli altri volontari. Ho cercato di documentare la missione provando a raccontare la storia di questo popolo che assomiglia tanto a quella di Davide contro Golia.
Perché qui è tutto diverso. Qua manca tutto, compresa l’attenzione mediatica su un conflitto che distrugge villaggi e colpisce i civili.
Ma si respira un’aria diversa e nonostante tutto i Karen resistono, ridono, raccolgono sotto il sole i frutti di quest’angolo di mondo, quasi fossero protetti e ammantati di luce, come fossero dei Guerrieri della Luce: Fighters of the light.