I ritratti non sono mai semplici da realizzare. Avere a che fare con una persona, conoscerla e ritrarla è quasi entrare nella sua intimità. Cercare di capirla e di scoprirla, leggendo tra le luci e le ombre del volto: le cicatrici, i sorrisi, gli sguardi, le espressioni.
Mi piace molto ritrarre le persone che incontro, sopratutto nel loro ambiente, dove lavorano, dove vivono. In particolare quando viaggio o durante i reportage mi piace fotografare i volti che vedo. Ogni volta è come se volessero trasmettere e dirmi qualcosa in quel frangente in cui premo il pulsante dello scatto. Come se volessero parlarmi in un linguaggio silenzioso ma profondo.
Mi fa sentire coinvolto in quello che esprimono e in quello che sono, mi fa capire qualcosa di più sulla cultura di un popolo, sulle loro tradizioni, i loro sogni, i loro progetti. Si crea un legame, ci si apre e raccontare alla fine diventa raccontarsi.
Per questo amo i ritratti. Sono intimi, profondi. Perché spesso è dagli occhi di un bambino che riusciamo a leggere la forza di un popolo.
Non fai solo una fotografia con una macchina fotografica. Tu metti nella fotografia tutte le immagini che hai visto, i libri che hai letto, la musica che hai sentito, e le persone che hai amato.
(Ansel Adams)